Un dono dalle «caccialepresse»


Nuovo Papa, aria nuova in Vaticano. Come in tutti i periodi successivi all'elezione del Sommo Pontefice, diversi simboli del Vaticano si stanno adeguando al suo nuovo Sovrano. Se lo stemma floreale del piazzale del Governatorato è in fase di completamento, le armi di papa Bergoglio sono già state ricamate sul drappo che orna la finestra dello studio privato all'Angelus domenicale. Mancava all'appello solo il grande arazzo che viene esposto alla loggia principale di San Pietro durante le funzioni solenni in piazza e per l'Urbi et Orbi, ma anche questo è ritornato con tutta la sua storia e il suo significato.

Le origini del «tappeto da usarsi per la loggia della Basilica Vaticana» risalgono al periodo immediatamente successivo alla presa di Roma e quindi all'alba della prigionía volontaria di Pio IX che segnò l'inizio di una nuova stagione in Vaticano. A Roma si respirava un clima di tensione, alimentato da numerosi tumulti provocati dal cosiddetto "partito clericale", composto dai fedelissimi papalini che non volevano piegarsi al nuovo regime piemontese. Come scrive nei suoi diari Giuseppe Manfroni, integerrimo funzionario del Regno d'Italia, i papalini volevano suscitare una sorta di rivoluzione, approfittando delle numerose occasioni di festa costituite dagli anniversari del ritorno da Gaeta (12 aprile); del XXV anno di pontificato (21 giugno) e dal giorno in cui Pio IX avrebbe superato San Pietro negli anni sulla Cattedra petrina. Fu proprio nella ricorrenza del 12 aprile 1871 che un folto gruppo di nobildonne romane si recò da Pio IX per presentare all' "augusto prigioniero" il proprio omaggio. Ricevute nella Sala del Concistoro, la contessa di Marsciano lesse un indirizzo con cui presentava il dono. Si trattava di un drappo di seta bianca, con un grosso bordo di velluto cremisi ornato di un gallone d'oro e da tre croci ricamate. Il tappeto, di forma rettangolare, presentava una frangia dorata che correva tutt'intorno al bordo e, nel mezzo, splendidamente ricamate, le armi dei Mastai Ferretti contornate dai simboli della potestà pontificia. Sul retro erano stampigliati i nomi delle donatrici, un lunghissimo elenco di 94 nobili romane tra contesse, marchese e principesse. I nomi furono presto riportati dai giornali dell'epoca in quanto il fatto stesso del dono era di una certa rilevanza poichè suggeriva l'appoggio di gran parte dell'aristocrazia romana al Papa. Dalla stampa anticlericale quindi, le dame furono chiamate «beghine» e «caccialepresse», rispolverando con quest'ultimo appellativo, al femminile, il nome dato in segno di scherno ai nobili organizzatisi in un battaglione al comando del principe Lancellotti nel 1870 per offrire aiuto all'esercito papalino.
Dal canto suo, Pio IX rispose con un accorato discorso che destò profonda commozione nelle dame. 

"Il delicato pensiero, e il dono che mi avete presentato non può fare a meno di non commuovere profondamente il mio cuore. Voi, nell'offrirmi questo prezioso ornamento, avete espresso il desiderio che presto possa servirmi per dare la solenne benedizione dalla loggia della basilica Vaticana. Quando ciò sarà io non so... Verrà il momento di usare questo dono; ma quando? Veramente i Romani hanno pregato, hanno dato saggio di fedeltà e pietà anche nel buio e nella notte della presente catastrofe; eppure null'hanno sinora ottenuto. Ma che! Non sono un trionfo coteste testimonianze d'affetto che vengono continuamente date alla S. Sede? Non è forse un gran trionfo quel sentimento di preghiera spiegatosi in Roma e in tutto l'Orbe cattolico? Se non sarà questo Vicario di Gesù Cristo, sarà certo un suo successore che vedrà questa nostra città ritornata allo stato primiero e così tranquilla e fiorente, com'era sino ad alcuni mesi orsono, e vedrà la Santa Sede restaurata ne' suoi antichi diritti. Egli potrà servirsi del dono che voi mi avete fatto in quest'oggi per dare dalla fronte di S. Pietro, da quella Loggia famosa, la sua benedizione alla città e a tutto il mondo cristiano." 

Come peraltro aveva previsto il beato Pontefice, il drappo riposò per anni nei magazzini della Floreria Apostolica. Il suo primo utilizzo avvenne in occasione dell'elezione di Benedetto XV, quando fu esposto dalla loggia esterna per la quale era stato realizzato, ma il Papa preferì benedire i fedeli nella navata.
Finalmente la prima vera esposizione del drappo si ebbe il 6 febbraio 1922 per l'Habemus Papam e la successiva benedizione impartita da Pio XI ai fedeli radunati in Piazza San Pietro. Il Papa, decidendo di affacciarsi dalla loggia esterna, diede un segnale di volontà di riavvicinamento con lo Stato italiano, che si concretizzò sette anni dopo con la Conciliazione. Anche in questa occasione il tappeto fu esposto e da allora numerose altre volte, tanto che papa Ratti ne ordinò la realizzazione di uno simile con le proprie armi e con l'aggiunta di un risvolto per coprire la larghezza della balaustra. Da allora tutti i Papi personalizzarono l'arazzo di Pio XI con l'apposizione del loro stemma, mentre il tappeto originario, quello di Pio IX, è ancora conservato nella foggia originale e fu esposto per l'ultima volta per l'incoronazione di Pio XII. 

Gli arazzi sono tornati sotto le esperte mani delle ricamatrici anche in periodo di Sede Vacante. Dal 1978 infatti si è pensato di sostituire lo scudo del Pontefice defunto con un tessuto vuoto, ma ciò è nato da una circostanza puramente pratica. La morte improvvisa di Giovanni Paolo I colse di sorpresa tutto il mondo, e anche le suore che stavano ricamando le armi di papa Luciani sull'arazzo papale. Lo scudo fu quindi sostituito da un tessuto uniforme rosso, con il quale si presentò il drappo la sera dell'elezione di Wojtyla. Per l'elezione di Benedetto XVI si espose invece il vecchio scudo di Giovan Paolo II, sostituito da tessuto bianco per la Messa di Intronizzazione. Infine, durante la Sede Vacante del 2013 si è provveduto a coprire il riquadro centrale del vecchio arazzo con lo stesso damasco riportante le chiavi decussate che orna le pareti della biblioteca privata del Papa. 

Con Giovanni Paolo II fu apportato il primo cambiamento alla foggia tradizionale, fu infatti aggiunta una quarta croce nel riquadro ricamato sul lato inferiore, che doveva avere in origine una funzione di cartiglio per contenere l'iscrizione commemorativa del suo primo utilizzo. Per Benedetto XVI, invece, è stato realizzato dalla Manifattura Italiana Bandiere un drappo nuovo, data la semplificazione degli ornamenti dello scudo papale. Anche per il suo successore, a quanto abbiamo potuto vedere dalle foto della Messa celebrata da Papa Francesco la scorsa Domenica, sembra si tratti di uno stendardo nuovo e non di un semplice cambio di stemma.


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