Princeps Musicae

Con vivo dolore e profonda commozione abbiamo appreso la notizia della morte del cardinale Domenico Bartolucci, avvenuta a Roma l' 11 novembre scorso. Maestro perpetuo della Cappella Sistina, così lo aveva nominato Pio XII nel lontano 1956, fu eminente interprete della polifonia romana e fecondo compositore. La sua preziosa eredità di mottetti, inni, oratori, messe e opere, molti dei quali accostati di diritto alle composizioni di Palestrina, ne fa un padre della musica sacra, l'ultimo "Princeps Musicae".


Ior: un po' di chiarezza


Pochi giorni fa è stato inaugurato il sito internet dello IOR (www.ior.va), la cosiddetta "banca vaticana" protagonista di diversi scandali che hanno colpito la Chiesa nel corso di cinquant'anni e che hanno portato all'adozione di diverse misure per regolarne l'attività. La creazione di un sito istituzionale si inserisce nel programma riformatore del nuovo Presidente, che intende smontare la cattiva fama dell'Istituto rivolgendosi all'opinione pubblica con una campagna di trasparenza.

Accipe baculum

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Si tratta solo di un «piccolo, grazioso» oggetto -come lo ha definito Benny Lai- ma il suo ritorno dopo cinquant’anni esatti di pensionamento non è passato di certo inosservato.

Un dono dalle «caccialepresse»


Nuovo Papa, aria nuova in Vaticano. Come in tutti i periodi successivi all'elezione del Sommo Pontefice, diversi simboli del Vaticano si stanno adeguando al suo nuovo Sovrano. Se lo stemma floreale del piazzale del Governatorato è in fase di completamento, le armi di papa Bergoglio sono già state ricamate sul drappo che orna la finestra dello studio privato all'Angelus domenicale. Mancava all'appello solo il grande arazzo che viene esposto alla loggia principale di San Pietro durante le funzioni solenni in piazza e per l'Urbi et Orbi, ma anche questo è ritornato con tutta la sua storia e il suo significato.

Il "gruppo degli otto" tra polemiche e bufale /2


Soffermandoci sulle funzioni del gruppo costituito dagli otto porporati, riteniamo essenziale evidenziare in primo luogo il compito principale ad esso affidato dal Papa, ovvero "studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana", come si legge dal comunicato ufficiale rilasciato dalla Segreteria di Stato. In questo senso, la decisione pontificia non sarebbe affatto un passo verso una collegialità operativa, poichè si tratta di una istituzione puramente pratica. Non rappresenterebbe nemmeno un unicum, poichè sono innumerevoli gli esempi di commissioni cardinalizie create per effettuare riforme e aggiornamenti, come nel caso del Catechismo, del Codice di Diritto Canonico o dello stesso Concilio. La funzione di gabinetto consultivo passa quindi in secondo piano rispetto al compito di revisione della Costituzione Apostolica, ragion per cui è stata preferita la denominazione di "gruppo" a quella più tradizionale di "commissione".

Il "gruppo degli otto" tra polemiche e bufale /1


Risale al 13 aprile scorso la notizia dell’istituzione di un gruppo di cardinali con funzione consultiva voluta dal Santo Padre Francesco. Nel comunicato ufficiale divulgato dalla Segreteria di Stato si legge che il gruppo, la cui prima riunione è fissata il 1° di ottobre, avrà il compito di consigliare il Papa nel governo della Chiesa e studiare un progetto di revisione della Pastor Bonus. Ora, la creazione di questo organo che, come ha precisato padre Lombardi, non sostituisce la Curia Romana nella sua missione, ha suscitato diverse reazioni, soprattutto circa il significato e il ruolo che assume nell’ambito della riforma della Curia. Questa commissione o, più propriamente, “gruppo di cardinali” rappresenta in qualche modo un passo verso una collegialità operativa? Quali sono i compiti affidati ai porporati e, soprattutto, qual è la definizione tecnica attribuibile al gruppo di cui fanno parte?

La Messa esequiale: svilimento della morte?


di Vittorio G.Rossi 


Non si sa più come morire; la Messa da morto come è adesso fa piangere più di prima; ma non fa piangere per il morto: fa piangere per la Messa. Dico Messa da morto; dovrei dire Messa esequiale: ma io non sono un intellettuale come quelli che hanno fatto la Messa nuova da morto; e allora dire Messa da morto mi fa vedere la cosa; e dire Messa esequiale non me la fa vedere, ci devo pensare su un momento. Non mi piace parlare di cose della morte; ma la Messa da morto riguarda più i vivi che i morti; quello che riguarda i morti, non lo possiamo sapere. La morte è una cosa tremendamente seria, la più seria di tutte le cose che possono capitare all'uomo; perché l'uomo che ha fatto quel passaggio, potrà diventare angelo o diavolo o niente; ma ha finito di essere uomo, e questa è una perdita, su cui non si piangerà mai abbastanza.

Capolavori palestriniani: gli Improperia /2



"22 marzo, Venerdì Santo: il momento in cui il coro canta Popule meus, quid feci tibi? è senza dubbio il più bello e non vi ha l'uguale."

Così nel 1788 scriveva Goethe nel suo "Viaggio in Italia" in riferimento al mottetto palestriniano che andremo ad analizzare.

Il Popule Meus di Pierluigi Giovanni da Palestrina è un mottetto per 4/8 voci in due cori, cantato responsorialmente per accompagnare l'adorazione della Croce nell'uffizio del Venerdì Santo. Si compone del primo dei tre rimproveri che costituiscono la prima parte del testo originario degli Improperia. Questi versetti sono tratti rispettivamente dal libro del profeta Michea (Mich 6,3), dalle lamentazioni di Geremia e da Isaia.

Capolavori palestriniani: gli Improperia



Prima di analizzare ed approfondire la splendida e commovente composizione di Pierluigi Giovanni da Palestrina, forniamo un breve approfondimento sugli Improperia.

Improperio, termine tardo latino derivato da improperare, indica nel gergo ecclesiastico il rimprovero, distaccandosi notevolmente dal significato italiano di insulto, espressione gravemente ingiuriosa. Nella liturgia romana gli Improperii (o, nella forma latina, Improperia) indicano i versetti che si cantano nell'ufficio del Venerdì Santo accompagnando la solenne adorazione della Croce.


Tempo di Congregazioni


Ormai giunti alla sesta congregazione generale del Sacro Collegio, ci sembra doveroso formulare un breve commento e tracciare un bilancio dell'attività svolta dagli Eminentissimi in questi giorni cruciali. 

Innanzitutto premettiamo che ci baseremo sulle esigue informazioni attendibili (o quantomeno verosimili) trapelate dall'Aula del Sinodo e riportate dalla stampa tra una selva di mille ipotesi e fantasie su presunti complotti e intrighi. Purtroppo anche la Sala Stampa vaticana non è riuscita ad arginare efficacemente questi fenomeni con i quotidiani briefing tenuti da padre Lombardi, da lui stesso definiti "quello che passa al convento" [sic!]. Quindi, mentre certi vaticanisti rispolverano il vecchio copione del "corvo" infiltrato nei sacri palazzi, noi prendiamo le distanze da questo chiacchiericcio e dal "toto-papa" che va ora tanto di moda.

Non Praevalebunt: il perchè /2


Prima di iniziare la normale attività del blog, ci soffermiamo un ulteriore (e ultimo) istante sulla scelta del nome "Non Praevalebunt" e sul suo significato. Di questa espressione, tratta dal sedicesimo capitolo del Vangelo secundum Mattheaum, abbiamo già rilevato il significato teologico avvalendoci di una profonda riflessione di Benedetto XVI (cfr. "Non Praevalebunt: il perchè"). In questo secondo post è nostra intenzione analizzare la ricorrenza con la quale essa si presenta nella cultura cattolica.

Mentre nell'arte sacra la promessa che Cristo rivolge a Pietro, ovvero che la Chiesa da Lui fondata vincerà sempre le forze del male, è rappresentata nell'iconografia della Consegna delle Chiavi, nella musica sacra questo passo è più valorizzato. Lo dimostra il numero straordinario di composizioni con le quali molti musicisti hanno interpretato questo episodio evangelico. Certamente famosissimi sono i mottetti composti per i Successori di Pietro dai polifonisti del Novecento quali Lorenzo Perosi e l'oggi novantacinquenne (ad multos annos) cardinale Domenico Bartolucci. Ma il "Tu es Petrus" per eccellenza è di Pierluigi Giovanni da Palestrina, compositore cinquecentesco massimo esponente e riferimento della Scuola Romana, ancora oggi tenuta in vita (seppur con qualche inciampo) dalla Cappella Musicale Pontificia Sistina. 
Composto nel 1572, il mottetto palestriniano viene intonato dalla schola all'ingresso del Papa ed è ritenuto uno dei massimi capolavori del compositore prenestino. 

Eccone una bella presentazione.

"Polifonia pura, a sei voci miste, tre voci bianche e tre voci virili.
Un mottetto che nella sua struttura sembra la costruzione di una cattedrale, della Chiesa, appunto.
Iniziano le voci femminili, alle quali rispondono le voci maschili, per unirsi poi ed intrecciarsi in modo mirabile e solenne fino alle parole “aedificabo Ecclesiam meam”, con cui si conclude la prima parte.
Nella parte successiva le varie voci, quando giungono alle parole “et portae inferi non praevalebunt”, si muovono in maniera omofonica, unitaria.
Nella polifonia classica, qual è quella di Palestrina, non è frequente che una frase sia ripetuta più volte dalla medesima voce. È una eredità del gregoriano che non ripete mai espressioni già pronunciate, come avviene nel linguaggio parlato.
Si noterà invece che Palestrina in questo caso più volte ribadisce “non praevalebunt” con le varie voci unite, affinché la frase sia scandita con tutta la potenza del coro: le forze del male non prevarranno.
Nella parte finale, alle parole "regni caelorum" (del regno dei cieli) tutte le singole voci salgono per gradi congiunti e con un ricamo polifonico finale, per esprimere l'ascesa verso Dio, bellezza infinita.
La polifonia è una musica sobria, mai "gridata", e va saputa gustare nel suo intimo pathos, espresso con una finezza ineguagliabile. Come uno stupendo ricamo."

Non Praevalebunt, insieme a Unicuique suum, è anche uno dei due motti de L'Osservatore Romano, il quotidiano ufficiale (o, meglio, ufficioso) della Santa Sede. Naturalmente, la scelta di queste massime latine non fu casuale, ma fu un primo chiaro segnale delle intenzioni dei fondatori. In particolare con il primo motto fu esplicitata la volontà di contribuire con un'informazione corretta alla difesa del Romano Pontefice, in un periodo in cui le calunnie del mondo anticlericale erano all'ordine del giorno. Anche noi quindi assumendo tale titolo facciamo nostro l'obiettivo dei fondatori dell'Osservatore, consapevoli che la Chiesa è ancora sotto il costante attacco delle portae inferi nelle sembianze con cui si presentano nel mondo odierno, tra cui la (dis)informazione talvolta errata e calunniosa di buona parte della stampa (anche quella che si definisce cattolica). Chiudiamo il post con un ultimo prezioso contributo fornitoci da mons. Fernando Filoni, ex Sostituto della Segreteria di Stato.

 "[...] quel non praevalebunt è in riferimento alla verità, alla sua ricerca e alla difesa di essa; il non praevalebunt non significa arroganza, ma intima consapevolezza di essere contro l'errore."
(Intervento di mons. Sostituto alla presentazione del libro sui centocinquant'anni dell'Osservatore Romano. 2 dicembre 2010)



Non Praevalebunt: il perchè.


Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam. Et tibi dabo claves regni caelorum.

Tra queste gloriose parole del Vangelo di Matteo sulle quali la Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana ha posto il fondamento della Sua autorità e della Sua missione, abbiamo voluto evidenziare un’espressione particolare, che è anche il titolo del blog: Non Praevalebunt. Tutto il profondo significato di questa scelta è mirabilmente sintetizzato in una riflessione del Pontefice Regnante Benedetto XVI, che di seguito riportiamo.

“[…] emerge con forza la chiara promessa di Gesù: «le porte degli inferi», cioè le forze del male, non potranno avere il sopravvento, «non praevalebunt». […] In realtà, la promessa che Gesù fa a Pietro è ancora più grande di quelle fatte agli antichi profeti: questi, infatti, erano minacciati solo dai nemici umani, mentre Pietro dovrà essere difeso dalle «porte degli inferi», dal potere distruttivo del male. Geremia riceve una promessa che riguarda lui come persona e il suo ministero profetico; Pietro viene rassicurato riguardo al futuro della Chiesa, della nuova comunità fondata da Gesù Cristo e che si estende a tutti i tempi, al di là dell’esistenza personale di Pietro stesso.(Omelia del Santo Padre Benedetto XVI nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo, 29 giugno 2012)

Nasce dunque un nuovo blog che si inserisce senza alcuna pretesa nel già vasto panorama dei siti cattolici. Ci occuperemo di “vaticanità” riportando informazioni quanto più chiare e corrette, nella fedeltà al Magistero ed al Sommo Pontefice. Dedicheremo inoltre uno sguardo significativo alla Liturgia, fonte e culmine della vita cristiana, e a tutto ciò che è ad essa strettamente legato: arte e musica sacra. Tutto questo alla luce della Tradizione e dell’ermeneutica della continuità, punto cardine del movimento liturgico benedettiano che ha trovato un egregio interprete nel genovese mons. Guido Marini.

Chiudiamo questo primo post con un’ultima considerazione. Abbiamo aperto “Non Praevalebunt” in un momento drammatico della storia della Chiesa, manca infatti un solo giorno all’inizio della Sede Vacante dovuta alla rinuncia del grande pontefice sedici volte Benedetto. Oggi più che mai ci sentiamo di riaffermare la nostra convinzione che le "porte dell'inferno" non prevarranno, ed elevare la nostra preghiera per il Papa.

Oremus pro Pontifice nostro Benedicto
Dominus conservet eum et vivificet eum
et beatum faciat eum in terra
et non tradat eum in animam inimicorum eius